mercoledì 29 aprile 2020

STEP#12 - RELATIVISMO NEL PENSIERO MEDIEVALE E MODERNO


Il relativismo nel pensiero medievale
L'uso del termine "relativo" si afferma fin dai primi tempi della filosofia medievale: così Agostino contrappone il relative al substantialiter, e Tommaso d'Aquino definisce più tardi l'esse relative come l'ad aliud se habere, il "riferirsi ad altro". Il termine prende quindi il posto, nel linguaggio filosofico latino, del greco -πρός τι (ad quid), che Aristotele aveva fissato ed elevato a rango di categoria. Il relativismo, del quale sussistono naturalmente infinite varietà, si presenta anzitutto in due aspetti fondamentali. L'uno è quello per cui l'ineliminabile relazione, che condiziona la conoscenza del reale, è quella costituita dalla dualità del soggetto e dell'oggetto. L'altro relativismo è quello per cui la relatività intrinseca al sapere non dipende dal rapporto tra il soggetto e l'oggetto ma dal fatto che ogni conoscenza attinge soltanto relazioni di fenomeni tra loro, e non mai la realtà assoluta e unitaria che sta a fondamento di quel complesso di relazioni.


Sant'Agostino


Il relativismo nel pensiero moderno
Il relativismo si ripropone nel pensiero moderno, soprattutto in connessione con lo scetticismo, come nel caso di Montaigne, che, sotto le suggestioni dei radicali mutamenti intervenuti nel sapere scientifico e delle recenti scoperte geografiche, metteva in evidenza, da un lato, la sostanziale precarietà e relatività storica di quelle che erano un tempo concepite come verità assolute (precarietà che nulla impediva quindi di attribuire anche alle nuove conoscenze), dall’altro lato, la mancanza di reale oggettività dei giudizi sulle culture ‘barbare’ del Nuovo mondo, fondati su un’illegittima assolutizzazione dei canoni di valutazione vigenti nella cultura europea. Pur tuttavia questa forma di relativismo si arrestava di fronte alla fede, senza spingersi a mettere in discussione l’autorità della religione cattolica.


Montaigne


(fonte:

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