Si legge spesso che il concetto di relatività introdotto nel 1905 da Einstein abbia rafforzato le tesi del relativismo inteso in senso filosofico.
Introduciamo entrambe le teorie e cerchiamo di capire, in realtà, perché non sono la stessa cosa.
- RELATIVISMO
L'umanità si riduce quindi ad un insieme di opinioni individuali che possono risultare relativamente valide.
<<La cultura sofistica attraverso la critica della nozione di verità perviene ad una forma più radicale di relativismo. Non solo non esiste una verità assolutamente valida, ma l'unico metro di valutazione diviene l'individuo: per ciascuno è vera solamente la propria percezione soggettiva. Analogamente tale visione relativistica del mondo viene applicata al campo dell'etica... Non esistono azioni buone o cattive in sé; ciascuna azione deve essere valutata caso per caso.>>
(Fabio Cioffi, I filosofi e le idee)
Le origini del relativismo vanno ricercate al tempo dell'antica Grecia, precisamente nel periodo della crisi di Atene del dopo Pericle.
Si sviluppano infatti delle contraddizione della tradizione politica e filosofica degli anni precedenti, facendo nascere così una nuova dottrina filosofica; quella dei sofisti.
(fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Relativismo_etico_sofistico)
- RELATIVITÀ
Citando Paolo Musso: <<la relatività non è affatto una teoria del relativo, ma piuttosto dell'assoluto. Infatti la relativizzazione dello spazio e del tempo [...] da cui essa ha preso il nome fu solo il prezzo che si dovette pagare per giungere ad una ben più fondamentale unificazione, dimostrando l'invarianza (cioè, appunto, l'assolutezza) delle leggi di natura per tutti i fenomeni e per tutti i sistemi di riferimento>>.
(fonte: Paolo Musso, La scienza e l'idea di ragione. Scienza, filosofia e religione da Galileo ai buchi neri e oltre, Mimesis, Varese, 2001.)
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